"Questa è la mia lotta. Interna ed eterna"
Chi è causa del suo male pianga se stesso.
Pensate ci sia una frase più veritiera di questa? Io non credo. Anzi, sono molto legata a queste parole perchè sono estremamente convinta che parte del mio malessere dipenda proprio da me. E io che cosa faccio? Piango me stessa. Non sempre in modo figurato. Piangere se stessi ha molteplici significati che possono essere diversamente interpretati.
Sono due anni che il mio umore pazzerello e altalenante mi fa sussultare tra gioia e ansia nel giro di quattro minuti. Ci sono momenti di felicità estrema, di petto colmo di serenità e poco dopo vuoto. Nero. Ma da sola non piango mai.
Piango quando sono davanti a qualcuno.
Strano vero?
Piangere è una delle cose più intime che ci siano eppure quante lacrime ho versato davanti a quegli occhi. Lacrime spesso incomprese, specie da me stessa. Odio sentirmi così vulnerabile però è il prezzo da pagare quando si tratta di amore. Ti mette a nudo e ti toglie anche quel poco di dignità che ti è rimasto perché di errori ne hai fatti così tanti che per recuperare saresti stato in grado di gettarti anche nel fuoco. Avete presente quando si dice: sarei disposta a fare qualsiasi cosa per recuperare ciò che ho perso?!
Ecco.
Dialogare con me stessa è una cosa assurda, oltre che passare da un umore all'altro ho anche la tendenza a cambiare idea molto spesso.
Giuro.
Un tempo non ero così. Ero stabile. La stabilità la si acquisisce col tempo e io l'ho persa. Com'è possibile?! L'ho persa completamente. Ho perso anche la credibilità con me stessa e di conseguenza con le persone che mi stanno intorno. Autoconvincersi di qualcosa per convincere gli altri è il primo passo per distruggersi. Io l'ho fatto benissimo. Prima ho tentato di convincere me stessa che quella cosa non mi avrebbe fatto bene,poi ho convinto gli altri....e poi?!
E poi mi sono resa conto di aver sbagliato tutto. Di non aver capito un cazzo e di aver perso un pezzo consistente del mio cuore. Un pezzo necessario..Ne sento la mancanza ogni minuto. Ogni giorno. Ogni mattino quando mi alzo, ogni notte quando mi corico. Mi manca quel pezzo di cuore, so che c'è che forse ancora mi appartiene ma è lontano.
Forse anche a quel pezzo del mio cuore manco io. La domanda è:
Chissà se mai riuscirò a farmene una ragione.
Se mai riuscirò a superare questo trauma e questa perdita. Sono convinta che ci si metta più tempo a dimenticare un giorno bellissimo che ad innamorarsi. Innamorarsi è facile. Ti batte il cuore, senti due farfalle nello stomaco e il gioco è fatto. Ma quando si tratta di dimenticare è decisamente più difficile. Perché il ricordo ti riporta a quell'emozione e cancellare un'emozione dal corpo, dalla testa, dalle mani è decisamente più complesso.
Ad oggi posso confermare che ho ascoltato l'organo sbagliato. Ho seguito troppo il cervello e troppo poco il cuore. Quando agivo col cuore anche i miei occhi avevano una luce diversa. Ma poi ho deciso di usare la testa (che attualmente potrei definirla una vera testa di cazzo) e mi sono rovinata. Ho rovinato tutto. Ho perso tutto...
Nessun commento:
Posta un commento